Le Grandi Ricerche

  "NON SARA' UNA DEMENZA?"

riconoscere e identificare i disturbi cognitivi e comportamentali negli ultra50enni

Per una migliore utilizzazione di Mens Sana

In questa sezione vengono presentati articoli scientifici che possiamo raggruppare in due categorie: articoli concernenti esperimenti “storici” (Pavlov, Libet, Milgram, Zimbardo ecc.) o comunque ricerche più volte confermate e tali da costituire solidi punti di riferimento nelle neuroscienze e/o nella psicologia scientifica, e ricerche di grande interesse in aree ancora aperte ed in evoluzione: abbiamo raggruppato i primi sotto il titolo “Le Grandi Ricerche”, ed i secondi sotto il Titolo “Recenti Ricerche delle Neuroscienze e della Psicologia Cognitiva”. In entrambi i gruppi, ma in particolare nel secondo, il futuro potrà riservarci importanti e forse anche rivoluzionarie novità: le nostre riflessioni e proposte e gli stessi articoli di Autori prestigiosi che riportiamo, hanno solo il fine di informare su quanto oggi si conosce e di destare curiosità e desiderio di tenersi aggiornati… “πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός- panta rhei os potamòs tutto scorre come un fiume

P.S.: Se vi interessa un tema particolare usate la funzione “Cerca” in alto a dx

Verneri AnttilaRisposta: SI Ormai non vi è alcun dubbio. Tra l’altro lo prova una imponente ricerca su oltre un milione di persone che ha dimostrato che alcuni disturbi mentali quali la schizofrenia, il disturbo ossessivo-compulsivo, la sindrome di Tourette, condividono molti dei geni che predispongono alla loro insorgenza. Rimane da chiarire la relazione con i fattori ambientali che sicuramente influiscono nel manifestarsi di queste malatti.

Joseph LeDouxRisposta: Perché una parte rilevante delle nostre emozioni ed in particolare l’esordio delle emozioni è molto veloce, istintivo, sottocorticale, mentre il controllo e la valutazione critica avvengono più lentamente a livello corticale: E’ la famosa ipotesi delle due vie, dimostrata dal neuro scienziato Joseph LeDoux per la “paura”

Shazia AkhtarRisposta: NO Ricordare è, per tutta la vita, in parte ripetere in parte rielaborare, ma prima dei tre anni i ricordi sono quanto mai nebulosi: chi ricorda eventi della prima infanzia “narra” storie in parte suggerite (da genitori o altre figure) in parte fantasticate. Lo dimostrano numerosi studi tra i quali uno inglese, recentissimo e poderoso,su oltre 6000 bambini.

Fritz HeiderRisposta: E’ un importante fenomeno studiato dalla psicologia della percezione-intepretazione: Fritz Heider e Marianne Simmel nel 1944 mostrarono a un campione di spettatori un cartone animato che rappresentava due triangoli e un cerchio in movimento dentro e attorno ad un rettangolo aperto.

Vedasi la riproduzione su youtube https://www.youtube.com/watch?v=sx7lBzHH7c8

John Ridley StroopRisposta: E’ un fenomeno documentato nel corso di una ricerca storica, svolta da John Ridley Stroop, più volte poi confermata. Nell’esperimento originale Stroop mostrava tra l’altro parole che indicavano un colore (esempio il “rosso” e che a volte erano scritte in rosso, altre volte con altri colori) Stroop dimostrò che quando la vista percepiva uno stimolo discordante vi era un ritardo nella elaborazione dei concetti che si rifletteva in un rallentamento dei tempi di reazione e nell'aumento degli errori: vi è necessita di attivare verosimilmente più circuiti cognitivi in parallelo con necessità di ordinare i dati in modo coerente.

information processing - Saul McleodRisposta: Vi sono processi seriali e paralleli, acquisizione dei dati mediante processi analogici o valutazioni critiche/comparative: una sintesi chiara ed esauriente si può trovare a questo link…


https://www.simplypsychology.org/information-processing.html

 

John BowlbyRisposta: E’ uno studio effettuato dal grande psichiatra inglese John Bowlby nel 1945-46 su 88 bambini, 44 normali e 44 giovani ladri. Bowlby dimostrò che più del 50% dei giovani ladri erano stati separati dalla madre per almeno 6 mesi nel corso dei primi 5 anni di vita (nel gruppo di bimbi sani solo 2 avevano subito questo stress); inoltre 14 dei 44 giovani ladri presentavano note psicopatiche contro nessuno dei controlli: Bowlby ne dedusse che la separazione dalla madre nel corso dei primi anni di vita compromette un equilibrato sviluppo psico-emotivo causando spesso danni permanenti.

Giacomo RizzolattiRisposta: I neuroni specchio sono una rete di neuroni interagenti, distribuiti in varie zone cerebrali , che ha la straordinaria proprietà di permettere al soggetto di riprodurre schemi motori, comportamentali e stati emozionali osservati in altri soggetti.
I neuroni specchio hanno una enorme rilevanza in tutti i processi di apprendimento: psicomotorio, cognitivo, comportamentale ed emozionale. Sono certamente una delle più grandi scoperte degli ultimi decenni, frutto delle ricerche di un gruppo di italiani guidati da Giacomo Rizzolatti.

Colin CherryRisposta: E’ un fenomeno scoperto fin dai primi anni ‘ 50 dagli psicologi sociali: esso distingue la attenzione selettiva dalla attenzione automatica. Conversando in una stanza affollata ( es. party) un soggetto può riuscire a percepire una conversazione che si svolge dall’altra parte della stanza, se ne è particolarmente interessato: vengono attenuati i rumori di fondo ed anche la voce dei vicini, permettendo l’ascolto di una voce più lontana.

David DunningRisposta: E’ il cosiddetto fenomeno della meta-ignoranza: tanto più si è ignoranti tanto meno si è consapevoli della propria ignoranza . Conseguenza di questo fenomeno è il bias della “ overconfidence” ovvero della sovrastima di noi stessi il che può condurre a gravi errori …

Nicolas GueguenRisposta:  E’ una tecnica di persuasione “ occulta” molto  usata nel marketing: studiata in maniera approfondita da Gueguen and Pascual fu successivamente  confermata da altri studi. Consiste nel suscitare nell’interlocutore la sensazione ( o forse meglio illusione..) della libertà di scelta: “Ti propongo una scelta ma sei libero di rifiutarla, anche se ti accorgerai  per te è la miglior scelta possibile” .

Bibb Latane - John M. Darley Risposta: SI Secondo uno storico esperimento di fine anni ’60, quello della Smoke Filled Room, la presenza di due soggetti, reclutati dagli sperimentatori, che non davano alcun peso al fatto che nella stanza ove tutti sedevano entrasse fumo, induceva un atteggiamento di tranquilla accettazione del fenomeno in 9 su 10 dei presenti, mentre nel gruppo di controllo il 75% dei soggetti si allarmava dopo soli due minuti.

Henri Tajfel e John TurnerRisposta: SI. E’ un Bias tanto poco conosciuto quanto problematico per la vita sociale anche nei gruppi della stessa etnia (a maggior ragione in caso di diversa etnia e religione..). Si tratta del famoso “Minimal Group Paradigm” dimostrato dallo psicologo sociale Tajfel nel 1971 e confermato da successivi studi, ovvero della tendenza dei membri di un gruppo a creare distinzioni con altri gruppi, giustificandosi con motivazioni spesso banali, ed a favorire per principio i membri del proprio gruppo anche senza che ve ne siano i presupposti.

bluma zeigarnikRisposta: SI. E’un fenomeno di memoria selettiva ed amnesia selettiva che ci aiuta a ricordare ciò che per noi in quel momento è più importante. Lo ha dimostrato la psicologa russa Bluma Zeigarnik in un esperimento ormai classico:quando si deve eseguire un compito si crea una motivazione per portarlo a termine. Sotto l'effetto di questa motivazione un compito interrotto rimane nella memoria meglio e più profondamente di un'attività completata. Per approfondimenti si consulti questa pubblicazione originale della Zeigarnik.

Muzafer SherifRisposta: Trovare un importante obiettivo comune che possa essere raggiunto solo con la collaborazione tra i gruppi. Lavorare insieme per un comune obiettivo aiuta a superare i pregiudizi, ad identificarsi con gli altri, a riconoscerne gli aspetti positivi. Lo dimostra uno storico esperimento effettuato negli anni ‘50 .

SIMG FE  SIMG Padova  SVeMG  associazione-francesco-mazzucca-colore